È ancora possibile la poesia oggigiorno?

Vivere ogni giorno la poesia

Chi non si è mai trovato, assorto nei propri pensieri, a rimirare la bellezza di un cielo stellato, quando “dolce e chiara è la notte senza e vento” (Giacomo Leopardi, Canti, La sera del dì di festa), e il cuore diventa isola dell’infinito?
C’è chi afferma che tra le luci accecanti e gli stridori della società moderna non vi sia più spazio per la voce del cuore.
Nel mondo frenetico in cui prevalgono l’esibizionismo isterico, il consumismo spasmodico ed il bisogno di immediatezza, svanisce ogni possibilità di solitudine e di riflessione. “Sotto lo sfondo così cupo dell’attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità” (Eugenio Montale, È ancora possibile la poesia? Discorso tenuto all’Accademia di Svezia, 1975) ed è questo il caso della poesia, la più discreta ed umile delle arti, che brutalmente viene soffocata. Ma in questo scenario desolato vi è anche chi, strenuamente, continua a viverla e a difenderla.

Come sarebbe l’umanità senza la poesia?

È proprio così che la poesia esiste, quale suprema arte sinestetica e vivificatrice, nel silenzio del lume di candela, come eterno paradosso, massima libertà nello spazio ristretto di un foglio, sempre in cerca di amanti poiché ella stessa è immenso amore. “Se morisse la poesia, allora si atrofizzerebbero e si impoverirebbero mortalmente anche il linguaggio e il pensiero, non sarebbe un capitolo della storia umana a chiudersi, ma sarebbe l’umanità stessa a cambiare” (Giuseppe Conte, Ma la poesia non sempre deve essere popolare). Ogni particella di vita è poesia. E vi è chi sostiene fermamente “quanto più poetico, tanto più vero“.

La poesia come libertà creativa assoluta

Costui è Novalis, che fa del poeta il creatore della realtà circostante. La poesia diventa la realizzazione dell’infinito o l’infinitizzazione del reale, magia immaginativa dell’io. La fantasia e la volontà del singolo si fanno onnipotenti, dal momento che creano e trasformano il mondo; la poesia è dunque la libertà creativa assoluta. Ecco quindi che i poeti, catturati tra i nembi celesti ed intrappolati sulla terra, si ritrovano ad inciampare nelle loro ali, ridotti a un grido che scema, a grumi di sogni.

Leggere poesia non è di moda

Eppure, il declino della poesia sembra irreversibile. In questa società proiettata verso il futuro, vi è un grande e fermo rifiuto di volgersi al passato. Gli uomini sono stanchi di porsi al servizio delle parole, piuttosto vogliono servirsene per urlare il progresso, per scagliarsi contro le muse antiche e tutto quel che odora di stantio. È giunto il tempo di distruggere quel mondo fittizio, falso, che ha l’ardire di definirsi autentico, nobile, sacro. Leggere poesia non è di moda, nel mondo dei continui mutamenti non interessa più la stabilità, l’eternità della parola.

Convulsa ricerca di novità

“Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.”
sostiene lo stesso Montale, confermando che la poesia non fornisce le certezze di cui la società moderna necessita. Il fallimento di questa antica arte è evidente come la nascita di una nuova era. Essa non è utile, non spiega i fenomeni del mondo, non innalza i grattacieli, per quanto si sforzi non è materialmente in grado di rinchiudere il mare in un bicchiere. Ma costoro, i fautori del miglioramento, non sanno che il poeta ha percorso i sentieri lunari ben prima dei loro astronauti. Nella convulsa ricerca di novità, di guardare oltre i limiti dello sguardo, non si accorgono che la loro percezione del mondo si sta invece distorcendo.

Chi uccide la poesia?

E c’è chi accusa i poeti stessi di uccidere la poesia, perché la serbano in segreto nei loro cenacoli, fingendosi sacerdoti di culti misterici. Invero gli assassini sono i cinici, i corrotti, i pigri, i conformisti, gli incolti, coloro che avvelenano la terra e sono asserviti al denaro e alla tecnica. Non ultimi tra gli assassini vanno citati anche quei docenti che nelle scuole promuovono una scrittura fredda, rapida, nello stile delle email, non incitando i ragazzi ad aprirsi alla poesia e a sperimentarla, addirittura mortificando e ridicolizzando la vena poetica negli adolescenti.

I giovani e la poesia

“I giovani che scrivono versi, ma non per raccontare le sole sciocchezze in cuore e amore, sono tanti e pienamente persuasi. Investono il meglio di sé nell’energia insostituibile e nella verità profonda della parola poetica, e non gliene importa nulla dei vip televisivi e della cultura di massa” (Maurizio Cucchi, Il destino della poesia nella società moderna).
Ma, purtroppo, non sono in molti ormai a credere nella poesia. Perché colui che desidera comprenderla deve recarsi nella sua terra, un regno che sconfina al di là del visibile, un luogo rischioso per chi vi si avventura. Chi più ha il coraggio di intraprendere il cammino quando già svanisce il crepuscolo e scende la notte? Chi davvero osa esplorare i meandri dell’animo umano? La poesia è necessità. Forse, un giorno, solo essa potrà rappresentare la linea di confine tra l’uomo e il robot.

di Isabella Esposito

https://www.instagram.com/isa.espos.it/

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