L’incantesimo della poesia

L’incantesimo della poesia

La musica, l’arte delle Muse: un nome che nell’antica Grecia aveva un significato più ampio di quel che possiamo immaginare: suonare, cantare, danzare era musica. La poesia era musica!

Prendiamo, per esempio, un’ode di Pindaro. Ecco, quel componimento non era scritto solo per essere letto, ma era musicato, danzato, cantato; insomma, quel testo che ora possiamo leggere, magari anche faticosamente, in quanto reso lacunoso dal tempo, era un’esperienza performativa che allietava con la propria piacevolezza l’anima degli uomini, portandoli, attraverso la parola, a un momento estetico ed etico allo stesso tempo. Etico, sì, perché con il logos si trasmettevano anche contenuti che potessero educare e migliorare chi ascoltava.

Ricordiamo che Omero (un poeta!) era alla base dell’educazione nell’Atene classica.

Ma non finisce qui l’incanto della poesia.

Il canto poetico era anche incanto. E con questo incantesimo si potevano curare le piaghe dell’anima così come del corpo.

Già nel mondo greco antico dunque esisteva la musica come cura, come atto terapeutico, di sollievo dalle sofferenze. Empedocle, filosofo e taumaturgo, sappiamo che curava, ed in particolare correggeva l’ethos (il comportamento) con i versi di Omero; e anche nel celebre Idilio XI di Teocrito possiamo vedere Polifemo innamorato perso per la ninfa Galatea curarsi l’animo lacerato da Eros attraverso il canto.

L’arte, la poesia, fa crescere, salva, cura, apre squarci di bellezza, soprattutto quando si fa viva, passando direttamente dalle labbra alle orecchie, in occasioni di incontro, scambio e arricchimento umano e culturale.

E tutto questo Rinascimento Poetico lo sa molto bene e già lo sta mettendo in atto!

Riccardo Magni

Referente Rinascimento Poetico Regione Lombardia

Riccardo Magni (@riccardomagnipoesia) • Foto e video di Instagram

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