Intervista ad Achille Pignatelli, referente di Rinascimento Poetico per la regione Campania

a cura di Isabella Esposito

Achille Pignatelli, poeta e referente di Rinascimento Poetico per la regione Campania

Quando è nata la passione per la poesia?

È stata una scoperta molto più recente di quanto si possa immaginare, nonostante avessi una spiccata sensibilità fin da bambino. Ricordo che al liceo un mio amico aveva le idee molto chiare su cosa significasse fare arte, ogni volta gli dicevo “So di avere molto da raccontare, ma non mi sento in grado di farlo”.

Il punto di svolta fu l’iscrizione alla facoltà di filosofia all’università Federico II di Napoli, e lo studio che ne conseguì. Iniziai a riflettere sul linguaggio poetico, ad averne maggiore consapevolezza, e a ricercare una corrispondenza tra poesia e filosofia. Mi resi conto che nella poesia e nella filosofia riuscivo a ritrovare me stesso, e al contempo a comprendere la realtà intorno a me.
Per questo motivo avverto una certa affinità con i poeti-filosofi, ad esempio come Leopardi, che fu un grande lettore di Kant e conosceva profondamente la filosofia.

Quali sono le attività di cui ti occupi?
Non bisogna mai chiudere gli occhi, mai estraniarsi da quel che accade intorno a noi, questo per me è sempre stato fondamentale. Per intenderci, il filosofo José Ortega y Gasset diceva “Io sono io e la mia circostanza”, credo che riflettere su questa affermazione sia di vitale importanza. A Napoli mi occupo di tante iniziative, perché credo che la cultura sia un’attività militante.

La prima di cui vi parlo è Mosse di Seppia, una rivista letteraria indipendente e totalmente autofinanziata, nata in maniera cartacea. Prende ispirazione dalle grandi riviste del Novecento, mirando a coinvolgere un target giovanile e a dare spazio agli esordienti. Per Mosse di Seppia curo la direzione artistica, organizzo eventi, e sono direttore della rubrica di poesia “Agorà”. Recentemente al cartaceo è stato affiancato anche un sito web, in cui vengono pubblicati diversi autori.

Inoltre faccio parte della comunità dello Scugnizzo Liberato, lo spazio a uso sociale più grande d’Europa, un plesso monumentale di quasi sedicimila metri quadri. Nelle Quattro Giornate di Napoli del 2015 iniziò l’occupazione e in seguito la riqualifica dal basso. Recentemente ha preso vita il progetto della biblioteca comunitaria, “I quaderni dello scugnizzo”. Il nome scelto per la biblioteca deriva da un fatto accaduto, ovvero il ritrovamento di alcuni quaderni appartenuti ai ragazzi detenuti all’interno dell’ex carcere minorile Filangieri. Anche per lo Scugnizzo Liberato mi occupo di organizzare eventi, rassegne, concerti.

L’ultima attività di cui vi parlo è quella di Homo Scrivens, una casa editrice napoletana con cui ho esordito nel 2019, con l’opera “I ritorni”. Per Homo Scrivens dirigo la rubrica “Anteprima poetica” e sono direttore editoriale della collana di poesia. Il mio sguardo è sempre rivolto alle nuove genarazioni, troppo spesso vittime di pregiudizio. Una volta che si diventa poeti affermati si corre il rischio di dimenticare cosa significhi cercare un punto di incontro, un confronto con chi pratica quest’arte. Per me dialogare con i giovani è fondamentale.

Quali sono i progetti che hai realizzato?
Nel 2019 ho esordito ufficialmente con la mia prima opera di poesia che si intitola “I ritorni”. Nell’ottobre del 2021 si è aggiunto alle pubblicazioni “L’ospite di se stesso”. Insieme le due raccolte formano “Il ciclo della stella a otto punte”, un percorso volto ad indagare l’ontologia della relazione tra tempo e spazio. Ho elaborato una personale visione della storia, come se fosse una fusione tra il cerchio della filosofia greca e la linea retta del Cristianesimo, un continuo movimento di contrazione e distensione.

Ad aprile 2021 ho pubblicato un romanzo breve, “Cronache dall’anno zero”, in cui affronto il tema della pandemia. I racconti di mio padre, che lavora come operatore sanitario, sono stati fondamentali nella stesura del romanzo. Potete trovare “Cronache dell’anno zero” gratuitamente in ebook, in quanto non è mia intenzione lucrare su questo difficile momento storico. L’intento del romanzo è soltanto creare una testimonianza. Nello stesso anno Mosse di seppia ha pubblicato il suo primo libro, “Versi vegetali”, ed è stato un momento davvero importante.

Ho collaborato anche con Libreriamo e la casa editrice Newton Compton con un’opera che si intitola ” Parlare in versi”, un libro che ribadisce la vicinanza della poesia alla quotidianità.
Infine ho partecipato all’antologia di Rinascimento Poetico, nata dalle dirette di Paolo Gambi.

Che cosa rappresenta per te Rinascimento Poetico?
In questa fase storica l’ambiente letterario italiano è frammentato, esistono tanti circoli chiusi e autoreferenziali. Tra l’altro a mio avviso sembra esserci anche una cesura tra Nord e Sud in ambito letterario, addirittura all’interno della stessa Napoli ci sono tante realtà in conflitto l’una con l’altra.

Rinascimento Poetico si ripropone di realizzare qualcosa di estremamente ambizioso e prezioso, ovvero creare una convergenza poetica a livello nazionale. Rinascimento Poetico, connettendo autori da tutta Italia proprio come una rete, abbatte le divisioni e i narcisismi, ponendo al centro la poesia.

Quali sono i prossimi eventi in cui sarai impegnato?
Purtroppo al momento la contagiosità della variante Omicron non consente di fare programmi a lunga distanza. Per chi lavora in ambito artistico è difficile essere costanti. Uno degli ultimi eventi è stato la presentazione del mio libro “L’ospite di se stesso” in data 7 gennaio, al teatro Bellini, insieme a Silvio Perrella, Eugenio Lucrezi, Annalisa Davide e Sabrina Celino.

In un futuro prossimo vorrei riuscire a presentare “Il ciclo della stella a otto punte” fuori dalla Campania, perché la pandemia non potrà mai farci dimenticare quanto sia bello incontrarsi e dialogare. Come direttore editorale invece, ho molto lavoro da svolgere con le nuove generazioni. Creare uno spazio per chi ha bisogno di esprimersi è quel che mi arricchisce di più.

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