“SOTTOVOCE” è la silloge poetica di Andrea Testa, una raccolta di circa 100 poesie, dove l’autore affronta i temi esistenziali del vivere, dell’amare e del morire con un garbo tutto suo, riconoscibile dal leggero e continuo movimento di un pensiero mai arreso, seppur stanco, a volte, di scontrarsi con una realtà che sembra felice di non avere afflati e voli.
L’ANIMA
Anima è il primo sostantivo scelto per l’ouverture, anima luogo di custodia e di segreto, di percorsi accidentati e di paradisi a lungo cercati, luogo solitamente inaccessibile all’assalto della retorica e della facile eloquenza, ma che Andrea Testa trasforma senza pena in luogo d’elezione per la creazione di versi che non restano solipsistici, ma che si aprono al mondo e alle emozioni.
E’ un sentire emotivo, quello dell’autore, che resta intrappolato nell’espiro, come segno sottile che lega tra loro gli uomini all’essenzialità dell’esistenza.
L’ESSENZIALE
“L’essenziale/ è il tratto sottile che delinea uno zero” (pag.16), dice in un verso, come a ribadire la necessità vitale delle cose semplici, minimalismo di un sentire privo di fronzoli e di inutili orpelli che appesantiscono il pensiero e lo allontanano dalla verità dell’essere.
“Di te/ io vorrei/ solo il ricordo/un’immagine/perfetta/svuotata di significato.” (pag.17)
LA PERFEZIONE
La perfezione per Andrea Testa è dissolvimento, è sfumatura via via più sbiadita di ogni obbligata classificazione cromatica, di ogni canonizzazione estetica e sentimentale, è infinito, per sua stessa natura privo di limiti e limitazioni. Come l’amore.
L’AMORE
“Forse/ti amavo davvero/prima che lo scoprissi” (pag.36)
“Solo una voce/la più innocente/sa riconoscere tra il bianco e il nero/i vestiti nuovi” (pag.49)
L’amore, per Andrea Testa, ha vestiti di luce che tagliano il buio dell’esistenza e che si possono riconoscere solo con l’innocenza dello sguardo; ha oscillazioni armoniche anche nelle ferite (pag.53); ha estasi profonde e sogni folli che prendono consistenza quando si fanno sentimento(pag.56); ma è anche un amore fatto di attimi non colti, di istanti disallineati che rivelano troppo tardi la loro magia, cosi da ritardare l’abbraccio e far cedere i cuori all’abisso della paura. Un ritardo peccaminoso che rende spurio il sentimento “e chi non se ne dolse” (pag. 105).
La nudità è l’altare a cui inginocchiarsi, nudità dell’essere e del sentire, innocenza muta che sola può fare da appiglio nella difficoltà del vivere, nudità come consapevolezza raggiunta di essere poca cosa di fronte all’immensità che ci sovrasta, sempre, col suo stesso moto, incondizionato, incondizionabile.
L’UMANITA’
Delle poesie di Andrea Testa colpisce la semplicità dell’approccio umano al divenire delle cose, una condizione lontana dalla presunzione del sapere e per questo vicina al fuoco della verità e alla sua luce.
“…non ho occhi così buoni/per intendere l’immensità del cielo” dice in un verso a pag.76, riconoscendosi piccolo di fronte al Tutto.
Atteggiamento di sublime umiltà, propria solo di un animo autenticamente poetico che ricollega ogni individuo all’Umanità, quale ultima mèta e destino.
L’ORA DI CHIUSURA di Vittorino Curci
https://www.rivistaclandestino.com/poesie-di-paolo-gambi/
Antonella Corna è Funzionario Unep presso il Tribunale di Foggia. Ha pubblicato tre sillogi poetiche ed è in lavorazione la quarta. Ha recensito vari autori. Ha intervistato scrittori poeti e giornalisti. E’ nella giuria del Premio Rotary San Severo. Si è aggiudicata cinque primi premi assoluti, tra poesia e narrativa, e cinque secondi premi. Più volte finalista, di recente al Premio Camaiore 2020. E’ presente in numerose antologie. Ha avuto una piccola comparsa nel film “Calmapparente” autoprodotto da Mauro Valente. Sta lavorando ad un progetto discografico come cantautrice.